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Il Decalogo della relazione di Cura

27 juillet 2011

Alla fine del mio romanzo Les Trois Médecins (“I tre medici”, non tradotto in italiano, N.d.T), facevo ri-scrivere il giuramento di Ippocrate ai miei eroi, degli studenti di medicina degli anni ’70. Questo testo è stato poi ripreso in J’ai Mal Là (“Mi fa male qui”, libro+CD+fotografie tratti/ispirati alle croniche radiofoniche fatte da MW su ARTE radio ; non disponibile in italiano) dove l’ho confrontato sia alla versione originale che alla sua riscrittura moderna (fatta da un membro del consiglio dell’Ordine dei Medici francesi ; leggi : “Rileggendo il giuramento d’Ippocrate”). Nonostante questa versione del giuramento sia provocatoria e militante, lascia intendere -come le altre due- che la definizione di cura, e tutto quel che ne deriva, è ancora una volta “appannaggio” dei medici..

Cogliendo l’opportunità di un invito fattomi da Andrée Duplantie nell’ambito del programma di bioetica (programme de bioéthique) dell’università di Montreal nel settembre 2007, ho provato a spingere un po’ più in là le mie riflessioni.

I "dieci comandamenti" che seguono tentano di definire la relazione di cura un maniera ancora più iconoclasta (o almeno lo spero...). Invito ogni lettore, ed ogni lettrice, a dire la loro inviandomi commenti, riflessioni e critiche.

1. Io sono il paziente, tuo uguale. Dandoti il compito di curarmi ti affido una grande responsabilità. Non tradirai la mia fiducia.

2. Ti prodigherei nelle cure senza discriminazione, a prescindere dal mio aspetto fisico, dal mio sesso, dalla mia età, dalla mia origine etnica, dalla mia cultura, dalle mie opinioni o credenze, in ogni luogo, in ogni tempo, ed in ogni circostanza.

3. Rispetterai il mio corpo e il mio pensiero. Ti sforzerai sempre di calmare le mie sofferenze fisiche e morali. Non ti rifiuterai mai di ascoltare i miei problemi.

4. Non mi farai del male, né per incompetenza, né per negligenza. Non rivelerai i miei segreti. Non utilizzerai il tuo ruolo di medico per fare di me una cavia.

5. Non mi mentirai. Che io debba guarire o morire, mi informerai in ogni momento del mio stato di salute e delle mie cure. Se sul mio futuro si prospettano ombre, non mi nasconderai la verità, e nemmeno la userai per torturarmi o umiliarmi. Non mi lascerai affrontare il futuro da solo.

6. Non ostacolerai la mia libertà, fisica o morale, con la forza o minacciandomi, persuadendomi o seducendomi, per vanità o per ignoranza. Non prenderai decisioni sulla mia salute al posto mio. Mi aiuterai sempre ad accettare o a rifiutare le tue cure con conoscenza di causa e -in caso di fallimento- mi aiuterai a scegliere un altro medico.

7. Non ti renderai complice, per azione od omissione, di coloro che mi opprimono, manipolano o tentano di abusare di me -che si tratti in un individuo, un gruppo, un commerciante o uno stato, uno dei miei familiari o un altro medico.

8. Non esprimerai giudizi su di me. Rispetterai i miei sentimenti, i miei desideri, le mie incertezze, i miei legami e i miei valori. Se le mie opinioni o le cose in cui credo sono in conflitto con la qualità delle tue cure -ai tuoi occhi, ai miei o quelli di un altro- mi aiuterai a scegliere un altro medico, altrettanto competente e dedicato.

9. Aggiornerai costantemente le tue conoscenze, condividendole senza pregiudizi e senza intralci, con me, i miei familiari, e tutti quelli che te lo domandano o ne hanno bisogno. Non tratterai mai in maniera sprezzante quello che vogliamo condividere con te -io o i miei cari-, e neppure avrai un atteggiamento sprezzante verso chi abbia voglia di dare il proprio apporto nel curare. Nessuno, infatti, può curare tenendo per sé un sapere che ha la funzione di alleviare delle sofferenze, respingendo il contributo degli altri, o rifiutando di dare il proprio.

10. Non utilizzerai il tuo status per infrangere la legge, né per mia richiesta, né per richiesta di un altro, né per tua iniziativa. A meno che, e solo in questo caso, le leggi non ti impediscano di prodigare le tue cure secondo le regole


Grazie a : Alicia Wing.Seng, Marie-Josée Potvin, Amélie Zonato, Raphaelle Stenne, Marc Cauchon, Geneviève Ducharme, Sarah Hasson, Domitille Serraz, Julie Drouin, Renée Dallaire, George Bastien, Sylvie Dorris, Andrée Duplantie, Christine Brassard et Béatrice Godard, per aver organizzato, strutturato e/o partecipato al seminario di Montreal.


Marc Zaffran (Martin Winckler)

(Tradotto da Matteo Coen)




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